27 maggio – Silenzioso Verbo

 

Dopo il ritorno della Santa Famiglia a Nazareth, san Luca descrive con poche parole un ventennio circa di vita divina: «Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Luca 2, 51-52).

 

Stentiamo a comprendere come mai il celeste Padre abbia occultato il suo Verbo incarnato in un’oscura botteguccia di Nazareth, confinandolo lì a condurre per quattro lustri una specie di vita apparentemente monotona e senza rilievi.
Che faceva frattanto il Logos? Tace. Tace pel momento agli uomini, mentre degli uomini parla al suo Padre divino.
«Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo. Un tempo per tacere e un tempo per parlare» (Qoelet 3, 1 e 7b).

 

Durante quei venti anni, che faceva il Divin Giovinetto? Oltre che santificare la vita domestica tacendo, servendo e ubbidendo ai genitori, iniziava l’opera dell’umana redenzione bagnando di sudore i travicelli del legnaiuolo, prima di imporporare di sangue il tronco della Croce.

 

Un’atmosfera sacra di silenzio avvolgeva dunque quella sacra Famiglia.
Tutto il resto del mondo, pel momento, doveva attender di fuori, sintanto che il Sacrificio fosse stato compiuto e che fosse stato dato ordine agli Apostoli di predicare e di distribuirne il frutto all’intero orbe. «Ite, missa est».

 

 

Ritorno di Gesù dal Tempio
di Simone Martini
tempera all’uovo su legno, 1342
conservata alla Walker Art Gallery, Liverpool, Inghilterra

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