18 maggio – Spunta l’aurora di giustizia

 

Secondo i costumi palestinesi una ragazza a quattordici anni andava in sposa e a trenta poteva essere già nonna. Sembra poi che il Vangelo di San Luca espressamente supponga la presenza di Maria; altrimenti male si spiegherebbe il cantico del sacerdote Zaccaria alla nascita del Precursore del Signore.

Come dunque Nostra Donna erasi recata ad Elisabetta per servirla ed assisterla durante quegli ultimi mesi di gravidanza, così ella accolse, appena nato, tra le sue braccia il futuro battezziere del suo Figlio Divino.

Riferisce San Luca che, appena il fanciullo uscì alla luce, il padre ricuperò la perduta loquela e, divenuto ad un tratto profeta al pari degli antichi Vati, intonò un carme messianico che inizia tutta la lunga serie della innodia liturgica nella Chiesa.

Riferisce San Luca che, appena il fanciullo uscì alla luce, come aveva annunciato l’Arcangelo Gabriele al padre, questi ricuperò la perduta loquela e, divenuto ad un tratto profeta al pari degli antichi Vati, intonò un carme messianico, che inizia tutta la lunga serie della innodia liturgica nella Chiesa.

La nascita prodigiosa del Precursore non rappresentava per i suoi fortunati genitori un episodio staccato, ma rientrava in un grande quadro nel quale si svolgeva il dramma dell’umana redenzione. E’ così che va interpretato il carme di Zaccaria.

Egli in un primo piano vede il Messia, nato da Maria lì presente, ma sull’antico stelo di Iesse e di David. Giovanni ne sarà semplicemente il battistrada.

Maria, che assiste alla sena, sta a testimoniare che è finalmente spuntata la rosea aurora della salute; giacché sullo stelo di Iesse sta ormai per germogliare quel fiore benedetto annunziato già da Isaia e che si denominerà perciò l’Emmanuel, ossia Dio con noi.

La presenza dell’Immacolata Vergine, determina il santo Vate a cantare innanzi tutto il compimento delle antiche Profezie circa il Messia, che doveva nascere dalla progenie Davidica. Ma quel Pargoletto, vero figlio di Abramo, di David e di Maria, insieme è vero figlio di Dio; e perciò Zaccaria lo chiama Altissimo e lo paragona all’Aurora che dirada  nel mondo le tenebre dell’idolatria.

Ormai chi anela a conseguire la salvezza, in grembo ad una Vergine Madre troverà seduto il fantolino il quale, mentre gli Angeli cantano il Trisagio, le turbe dei poveri saluteranno invece al grido: «Figlio di David, abbi di noi pietà».

Maria è giunta ad Ain-Karin a visitare sua cugina Elisabetta; Cristo invece è venuto a visitare l’orbe, operandovi la Redenzione.

La cupa notte dell’antico peccato è ormai trascorsa; spunta l’aurora di giustizia e dà compimento al vaticinio di Isaia. La Vergine è ormai incinta ed il Frutto del suo seno ha ormai ricevuto un nome. Lo Spirito Santo al Precursore imporrà il nome Giovanni. All’erede del trono di David e figlio di Maria Immacolata, il Celeste Padre assegna il nome di Jeshù, ossia la salvezza di Iahvè.

 

 

 

Dal capitolo XII – IL CANTICO DI ZACCARIA del libro L’EVANGELO DI NOSTRA DONNA del cardinale Ildefonso Schuster, edito da Ricordi Officine Grafiche S.p.A., 1954

 

 

Madre di Dio Blachernitissa
mosaico XIV secolo, Chiesa di San Salvatore in Chora

 

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