Giornata della Memoria

Note al video Giornata della Memoria pubblicato su YouTube il 27/01/2017
https://youtu.be/uHuYej20-ao

 

Io che avevo cercato di resistere fino all’ultimo, ero ormai distrutta. Invocavo la morte, invidiavo chi al mio fianco aveva finito di soffrire. Cercavo solo il modo di chiudere al più presto questa indicibile agonia. Mi alzai dal mio giaciglio e scavalcai i corpi dei morti e dei vivi accanto a me; non potevo più sopportare i loro gemiti, la loro agonia e il fetore che c’era nella baracca. Sorreggendomi a fatica mi inoltrai nella zona boscosa e mi avvicinai al filo spinato che circondava tutto il comprensorio. Giunta nei pressi della recinzione, un milite mi vide e avanzò verso di me. Mi intimò di spostarmi, ma io non mi mossi, lo guardai fisso e lo supplicai di spararmi. A questo punto egli si voltò e senza dire nulla si allontanò nella direzione opposta. Il mio tentativo fallì, ma il gesto sta a dimostrare a che punto fosse giunta la mia disperazione, sapendo che mi attendeva una fine atroce assieme agli altri.

Marta Ascoli – sopravvissuta
Trieste, 9/11/1926 – Trieste, 23/03/2014

 

 

A Birkenau avevo perso la fede, bestemmiavo il dio che non faceva nulla per impedire quell’atrocità. Poi, Dio l’ho ritrovato. Mentre stava arrivando l’Armata rossa sovietica per liberarci, i nazisti ci misero in fila per la fuga notturna. Durante il trasferimento chi scivolava o zoppicava veniva ammazzato immediatamente. Ero sfinito, mi piegai sulle ginocchia. Ero morto, sì ero morto. Invece, due miei sconosciuti compagni di sventura mi presero, uno per le braccia l’altro per le gambe, e mi salvarono lasciandomi svenuto accanto ad una montagna di cadaveri. Non ho mai conosciuto i nomi di chi mi ha salvato. Li ho cercati ma non ho mai ritrovato quei due angeli che erano stati più forti della volontà di sopravvivere, una forza che imponeva a ciascuno di pensare egoisticamente a se stesso, a farcela. E poi Dio si è ricordato di me, dandomi la fortuna di incontrare mia moglie. Vivere con un sopravvissuto non è facile. Occorre pazienza, generosità e amore. Io l’amore vero lo ho trovato. Sono stato fortunato».

Sami Modiano – sopravvissuto
Rodi, Grecia, 18 luglio 1930

 

 

«Cristo è un amico che non ti lascia nemmeno un istante e che ti sa sostenere, con Lui si sopporta tutto…», aveva scritto nella desolazione del lager. Marcello non perde la bussola, non viene meno alla sua Promessa, non perde la fede. Ad assisterlo, nei momenti estremi, un solo prigioniero, non credente, che dopo la guerra finisce per convertirsi, e al processo di beatificazione di Marcello dichiarerà testualmente: «Se io, non credente, che ho visto morire migliaia di prigionieri, sono stato colpito dallo sguardo di Marcello, è perché in lui c’era qualcosa di straordinario… Non ho mai visto in nessuna parte, accanto ad ogni moribondo (e ne ho visti migliaia), uno sguardo come il suo. Per la prima volta nel viso di un deportato vedevo un’impronta che non era unicamente quella della disperazione».  (Dalla vita di Marcello Callo, primo scout beato)

Beato Marcello Callo
Rennes, Francia, 6 dicembre 1921 – Mauthausen, Austria, 19 marzo 1945
Beatificato da papa Giovanni Paolo II il 4 ottobre 1987

 

 

«Bisogna diventare lux mundi. E come la candela si accende col fuoco e dopo brilla, così anche a me occorre avvicinarmi alla luce, toccare».
Non esitò a prendersi cura dei malati di tifo nel campo di Dachau e si ammalò anche lui.
Le SS diedero il permesso di mostrare la sua salma ali compagni di prigionia: «In silenzio e in solenne concentrazione di preghiera la folla dei prigionieri si muoveva nell’ossario. Passavano giovani e vecchi, Polacchi e stranieri. Lo conoscevano tutti. In quel momento tante intense preghiere erano rivolte al Creatore per lui, tante lacrime si versavano sulle guance. Se ne è andato da sacerdote amato e santo. Era morto un uomo che aveva depositato la sua vita sull’altare dell’amore e della misericordia verso il prossimo».

Beato Wincenty Stefan Frelichowski
Chelmza (Polonia), 22 gennaio 1913 – Dachau, 23 febbraio 1945
Proclamato beato da Giovanni Paolo II il 7 giugno 1999

 

 

Con altri sacerdoti procurava alla povera gente generi di primaria necessità: cibo, vestiti e talvolta piccole somme di denaro. Ma Padre Girotti si era spinto oltre e la sua maggiore opera caritativa si svolgeva nella clandestinità dal momento che costituiva un rischio mortale per chiunque la stesse compiendo: egli infatti portava soccorso e offriva asilo agli ebrei.
Don Dalmasso: «Restammo una ventina di giorni nella baracca della quarantena, quasi completamente nudi e con un cibo scarsissimo… Un giovane prigioniero, anziano del campo, venne a cercare Padre Girotti, era il Padre Leo Roth, priore dei Domenicani di Colonia, da vari anni internato a Dachau. Portò al Padre Girotti un pezzo di formaggio.
Padre Girotti che si consumava come tutti per la fame, se ne privò, lo diede a me dicendo: ‘Tu sei più giovane e ne hai più bisogno’. Lui aveva 39 anni, io ne avevo 24. Sento ancora adesso il rimorso di quella porzione di formaggio, ma era la sopravvivenza».

Beato Giuseppe Girotti
Alba, Cuneo, 19 luglio 1905 – Dachau, Germania, 1 aprile 1945
Il 27 marzo 2013, papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il martirio di padre Giuseppe Girotti o.p.
Proclamato beato ad Alba il 26 aprile 2014

 

 

«Che gli esseri umani potessero arrivare ad essere così, non l’ho mai saputo e che le mie sorelle e i miei fratelli dovessero soffrire così, anche questo non l’ho veramente saputo … in ogni ora prego per loro. Che oda Dio la mia preghiera? Con certezza però ode i loro lamenti». Il prof. Jan Nota, a lei legato, scriverà più tardi: «Per me lei è, in un mondo di negazione di Dio, una testimone della presenza di Dio».
All’alba del 7 agosto parte un carico di 987 ebrei in direzione Auschwitz. Fu il giorno 9 agosto nel quale Suor Teresa Benedetta della Croce, assieme a sua sorella Rosa ed a molti altri del suo popolo, morì nelle camere a gas di Auschwitz.
Con la sua beatificazione nel Duomo di Colonia, il 1° maggio del 1987, la Chiesa onorò, per esprimerlo con le parole del Pontefice Giovanni Paolo II, «una figlia d’Israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è rimasta unita con fede ed amore al Signore Crocifisso, Gesù Cristo, quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea».

Santa Teresa Benedetta della Croce – Edith Stein
Breslavia, Polonia, 12 ottobre 1891 – Auschwitz, Polonia, 9 agosto 1942
Proclamata santa da Giovanni Paolo II l’11 ottobre 1998

 

 

La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel cosiddetto “bunker della fame”.
Quando uno dei dieci condannati scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. Lo scambio venne concesso.
Dopo due settimane di agonia senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi e continuavano a pregare e cantare inni a Maria. Kolbe e i suoi compagni vennero quindi uccisi il 14 agosto 1941 con una iniezione di acido fenico.
Padre Kolbe disse all’incaricato ad effettuare l’iniezione mortale: «Lei non ha capito nulla della vita…» e mentre questi lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «…l’odio non serve a niente… Solo l’amore crea!». Le sue ultime parole, porgendo il braccio, furono: «Ave Maria».

San Massimiliano Kolbe
Zdu?ska Wola, Polonia, 8 gennaio 1894 – Auschwitz, Polonia, 14 agosto 1941
Il 10 ottobre 1982 il Santo Padre Giovanni Paolo II lo proclama Santo e Martire

 

 

In questo luogo della memoria, la mente, il cuore e l’anima provano un estremo bisogno di silenzio. Silenzio nel quale ricordare. Silenzio nel quale cercare di dare un senso ai ricordi che ritornano impetuosi. Silenzio perché non vi sono parole abbastanza forti per deplorare la terribile tragedia della Shoah. Io stesso ho ricordi personali di tutto ciò che avvenne quando i Nazisti occuparono la Polonia durante la Guerra. Ricordo i miei amici e vicini ebrei, alcuni dei quali sono morti, mentre altri sono sopravvissuti.
Sono venuto a Yad Vashem per rendere omaggio ai milioni di Ebrei che, privati di tutto, in particolare della loro dignità umana, furono uccisi nell’Olocausto. Più di mezzo secolo è passato, ma i ricordi permangono. Qui, come ad Auschwitz e in molti altri luoghi in Europa, siamo sopraffatti dall’eco dei lamenti strazianti di così tante persone. Uomini, donne e bambini gridano a noi dagli abissi dell’orrore che hanno conosciuto. Come possiamo non prestare attenzione al loro grido? Nessuno può dimenticare o ignorare quanto accadde. Nessuno può sminuirne la sua dimensione.

Giovanni Paolo II
Mausoleo Yad Vashem, Gerusalemme, marzo 2000

 

 

Oggi torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: “Adamo, dove sei?”.
Dal suolo si leva un gemito sommesso: Pietà di noi, Signore!?A te, Signore nostro Dio, la giustizia, a noi il disonore sul volto, la vergogna. Ci è venuto addosso un male quale mai era avvenuto sotto la volta del cielo. Ora, Signore, ascolta la nostra preghiera, ascolta la nostra supplica, salvaci per la tua misericordia. Salvaci da questa mostruosità.?Signore onnipotente, un’anima nell’angoscia grida verso di te. Ascolta, Signore, abbi pietà! Abbiamo peccato contro di te. Tu regni per sempre. Ricordati di noi nella tua misericordia. Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini, siamo stati capaci di fare, di vergognarci di questa massima idolatria, di aver disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti dal fango, quella che tu vivificasti col tuo alito di vita.
Mai più, Signore, mai più!?“Adamo, dove sei?”. Eccoci, Signore, con la vergogna di ciò che l’uomo, creato a tua immagine e somiglianza, è stato capace di fare.?Ricordati di noi nella tua misericordia.

Papa Francesco
Visita al Memoriale di Yad Vashem, Gerusalemme, 26 maggio 2014

 

 

Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità.
15 luglio 1944

Anna Frank
Francoforte sul Meno, 12 giugno 1929 – Bergen-Belsen, febbraio o marzo 1945

 

 

Musica: Claire de lune di Claude Debussy

Immagini prese da internet

Icona di Santa Teresa Benedetta della Croce – Edith Stein
dipinta da Antonio De Benedictis
http://www.iconebizantine.it/

Icona di San Massimiliano Kolbe
dipinta da Giovanni Raffa e Laura Renzi
http://www.loscriptorium.it/

 

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