20 maggio – Pace agli uomini, che egli ama

 

Dopo circa mezz’anno, i novelli sposi dovettero recarsi a Bethlehem al tempo di quel primo censimento che precedette l’altro più noto di Quirino.

Fu là, in una grotta che serviva di ricovero di fortuna a dei giumenti, che nell’anno VI a.C. nacque il Salvatore.

Sopra quel tugurio apparve però subito un coro d’angeli che cantavano:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama
».
Luca 2, 14

 

Il primo altare sul quale Maria depose l’Ostia di riconciliazione fu la greppia, innanzi alla quale insieme con Giuseppe si sprofondò in adorazione! Che dicevano?
Ripetevano – io penso – l’Inno angelico, del quale essi, meglio d’ogni altro, potevano penetrare l’arcano.
Questo tracciava a rapidi tratti la futura missione del Neonato.

Era venuto in terra a render gloria e lode perfetta a Dio, dando forma definitiva al divin culto «in spirito e verità».

Era disceso dal cielo in terra per riconciliare al Padre l’umanità prevaricatrice, divenendo egli stesso la nostra pace.

Era giunto, non già in missione di giudice finale, ma di Salvatore, a testimoniare alla famiglia di Adamo tutta «la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini» come appunto scrive l’Apostolo a Tito (Lettera a Tito 3,4).

Ecco la benevolenza che ammirano gli angeli.

Quante volte in tutto il resto di sua vita Maria dovè ripetere questa iniziale preghiera degli Angeli sullo speco di Bethlehem! «Gloria in excelsis Deo».

 

Dal capitolo XIV – NELLA CITTA’ DI DAVID del libro L’EVANGELO DI NOSTRA DONNA del cardinale Ildefonso Schuster, edito da Ricordi Officine Grafiche S.p.A., 1954

 

 

Natività, particolare
affresco, XII secolo
Tokali Kilise, Cappadocia

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