19 maggio – Non temere di prendere con te Maria, tua sposa

 

Terminata la missione della Vergine presso la madre del Precursore, essa ritornò a Nazaret.

Dopo quei tre mesi di assenza, trattando confidenzialmente colla sua sposa, Giuseppe ebbe presto ad avvedersi della sua maternità. E’ facile immaginare il suo dolore e confusione! Non dubitava di Maria, ma lo atterriva la grandezza del mistero preannunciato da Isaia e voleva umilmente sottrarsi ad averne alcuna parte.

Osservano i Santi Padri che se Giuseppe avesse nutrito sulla sposa qualche sospetto, sarebbe stato in dovere di denunciarla. Al contrario, afferma esplicitamente san Matteo, appunto perché Giuseppe era di provata santità, non solo si astenne dal farne pubblicità, ma pieno anzi di timore, andava cercando il modo conveniente per restituire alla vergine sposa la sua intera libertà.

E Maria? Anch’essa prudentemente aveva rimesso a Dio la tutela del suo onore, ritenendo inutile lo svelare a Giuseppe quanto solo il cielo avrebbe potuto garantire. La vergine era parte in causa.

La Madre di Dio confidava pertanto nell’Alto e taceva. A sua volta Giuseppe taceva e paventava.

Ambedue invocavano un segno dal cielo e questo finalmente venne.

Una notte, mentre Giuseppe era immerso nel sonno, gli apparve l’Angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Matteo 1, 20-21).

 

Dopo Maria, anche a Giuseppe Dio confida una sublime, terribile missione: quella di divenire il padre legale della Divina Prole e di adombrare e ricoprire colla propria personalità e dignità davidica il gran mistero della Triade Augusta.

Secondo l’uso giudaico, toccava al padre d’imporre il nome al figlio. L’Eterno Padre non rinuncia a questo diritto; ma l’esercita per mezzo di Giuseppe, al quale perciò spiega l’arcano significato di quel nome.

Il suo Gesù avrebbe dovuto lavare nel proprio Sangue i peccati del mondo. Solo così avrebbe giustificato il nome che Giuseppe gli avrebbe imposto.

Dopo le parole dell’Angelo, san Giuseppe facilmente comprese la sua ardua funzione nel mistero della Divina Incarnazione e si sottomise docilmente ai voleri del cielo.

Non è detto nel Vangelo, ma si deve supporre che Giuseppe, appena destato dal sogno, lo riferì a Maria, togliendola dall’angustia. Lei a sua volta gli narrò la visita e il messaggio dell’Arcangelo Gabriele. Dopo di che, a norma di legge, celebrarono la desta delle loro nozze.

Giuseppe eseguì docilmente quanto gli aveva ordinato l’Angelo del Signore: la vocazione rispetta la nostra umana libertà, ma l’elezione divina attende da parte nostra sempre un atto di accettazione.

 

 

Dal capitolo XIII – LA PROVA del libro L’EVANGELO DI NOSTRA DONNA del cardinale Ildefonso Schuster, edito da Ricordi Officine Grafiche S.p.A., 1954

 

 

Annunciazione a Maria e annuncio a Giuseppe
mosaico V secolo
Arco trionfale di Santa Maria Maggiore, Roma

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