17 maggio – Ha soccorso Israele ricordandosi della sua misericordia

 

Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre.
Luca 1, 54-55

 

Da Adamo a Cristo, che catena di secoli! Il mondo incredulo potè facilmente sospettare che Iahvè si fosse dimenticato della sua promessa ed invece che l’atteso Messia, elevò delle are a dei falsi e bugiardi. Tanto, l’atteso delle genti non veniva più!

Quando giunse invece quella pienezza storica dei tempi stabilita dalla divina Sapienza, ecco la rugiada invocata da Isaia discese dal firmamento e la terra s’aprì ad accogliere il Salvatore.

Ad Abramo e ai Profeti noi siamo il titolo di nostri padri perché ambedue i Testamenti costituiscono un’unica Chiesa, che si estende da Abramo a Cristo giudice universale.

La visione della Profetessa del «Magnificat» è ancora quella tradizionale dei grandi profeti che descrivono a smaglianti colori la restaurazione del regno d’Israele. Lo scambievole ripudio tra Iahvè e l’Ebraismo non entra ancora nel panorama di Ain-Karin.

 

 

Dal capitolo XI – LA CETRA DI NOSTRA DONNA del libro L’EVANGELO DI NOSTRA DONNA del cardinale Ildefonso Schuster, edito da Ricordi Officine Grafiche S.p.A., 1954

 

 

Madre di Dio Orante in mandorla e un angelo
Affresco fine XIV – inizio XV secolo
Basilica di San Fedele, Como

 

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