13 maggio – Maria chiama la redenzione del mondo un’opera di misericordia

 

Di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Luca 1, 50

 

 

Lo sguardo profetico della Poetessa vede in questo momento la lunga teoria di Patriarchi e Profeti, che germinano dall’albero genealogico di Cristo.
Anime timorate di Iahvè che fin dai remoti secoli supplicavano col Salmista:
«Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza
».
Salmo 84 (85), 8

Queste grazie di preparazione e di stato si trasmisero nell’Antico Testamento di padre in figlio; tanto che sul letto di morte i Patriarchi generalmente divenivano profeti e lasciavano al primogenito l’eredità delle messianiche promesse. La divina grazia discende dall’alto in basso; così che spesso Iahvè benedice e prospera i figli per riguardo dei loro genitori.
Maria chiama la redenzione del mondo un’opera di misericordia; giacché, come spiegherà il Salvatore nel Vangelo: «Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Giovanni 3, 17).

L’Apostolo spiega che questa riconciliazione dell’uomo con Dio, è avvenuta «non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia» (Lettera di San Paolo a Tito 3, 5).

 

 

Dal capitolo XI – LA CETRA DI NOSTRA DONNA del libro L’EVANGELO DI NOSTRA DONNA del cardinale Ildefonso Schuster, edito da Ricordi Officine Grafiche S.p.A., 1954

 

 

Vergine orante
mosaico XII secolo
Museo Arcivescovile, Ravenna

 

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