10 maggio – L’anima mia magnifica il Signore

L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore.
Luca 1, 46b-47

 

Venne comminato ad Eva: «Tu partorirai nel dolore e nel peccato». Nostra Donna invece concepì il Redentore nel glorioso gaudio del Paraclito, che in quell’istante la consacrò irrevocabilmente, corpo ed anima, tabernacolo dell’Altissimo.

L’anima della Vergine erompe perciò in un cantico di riconoscenza perché nel Frutto del suo seno essa adora e ringrazia Dio, suo Salvatore: «In Deo Salutari meo».

Sant’Ambrogio ha scritto che la Redenzione comincia da Maria; Pio IX nella Bolla dogmatica sull’Immacolata Concezione ha fatto proprio il pensiero del Dottore di Milano, spiegando che, per riguardo ai previsti meriti di Cristo, Maria non fu lesa dal serpente che insozzò di bava avvelenata tutte quante le calcagna dei mortali.

Prima ancora che l’annoso Simeono nel tempio Gerosolimitano adori il pargoletto Gesù siccome il divin Salvatore: «Salutare tuum», già la Madre gli riconosce quest’attributo messianico.

C’è tuttavia una differenza tra la Madre ed il «resto del suo seme», giusta l’espressione Apocalittica.

Nostra Donna concepita immacolata perché dalla sua verginale carne doveva trarre la propria il Santo dei Santi: «quod nascetur ex te Sanctum». Per tutto il resto poi dell’umana progenie, verrà istituito a suo tempo il sacramento di rigenerazione battesimale.

Sant’Ambrogio termina la sua contemplazione su questo primo stico del «Magnificat», augurando a noi tutti i sentimenti di riconoscenza della Madre di Dio, dal momento che il Cristo vuole altresì nascere spiritualmente in ciascuno di noi.

 

 

Dal capitolo XI – LA CETRA DI NOSTRA DONNA del libro L’EVANGELO DI NOSTRA DONNA del cardinale Ildefonso Schuster, edito da Ricordi Officine Grafiche S.p.A., 1954

 

 

Vergine Orante
Affresco XI secolo, Lunetta superiore portale – Basilica Benedettina di Sant’Angelo in Formis, Capua (Caserta)

 

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