9 maggio – Tutte le generazioni la proclameranno beata

Quando l’animo è preso da gravi emozioni sia di gioia sia di dolore, non può tacere. Dalla Madre di Dio, ripiena del Paraclito e incinta del Logos incarnato, erompe quindi un cantico di ringraziamento che diverrà per la chiesa così sacro e solenne, che lo ripete poi in ciascun vespero dell’anno.
Così tutti i giorni dell’annuo ciclo liturgico, in sul tramonto, insieme coi vapori dell’incenso salirà alla Triade augusta anche il quotidiano inno eucaristico della Chiesa e sarà il «Magnificat» di Nostra Donna.

 

C’è chi ha pensato che il testo Lucano del «Magnificat» possa rappresentare una posteriore recensione a scopo liturgico, fatta tuttavia nella prima metà del I secolo.
L’ipotesi è più sottile che ingegnosa. Di fronte ad Elisabetta che profetizza, che difficoltà che faccia altrettanto la Madre di Dio?
Il carme è squisitamente semitico, anteriore alla distruzione di Gerusalemme e suppone un clima ed un ambiente affatto precedente la reazione del Sinedrio contro il Nazareno.
La Profetessa canta sulle cetre degli Angeli di Betlemme: il Calvario non apparisce ancora, neppure sull’orizzonte lontano.

 

Il carme, calcato su quello dell’antica Anna, madre di Samuele, comprende nove stichi, i quali procedono giusta le leggi semitiche del parallelismo poetico.
Nei primi tre stichi d’introduzione, Maria esalta la divina magnificenza a suo riguardo. Nei tre intermedi descrive la lotta di liberazione: Iahvè sconfigge gli avversari del suo popolo, deponendo di seggio gli oppressori. Negli ultimi tre stichi, la Vergine proclama il compimento delle promesse Messianiche fatte già ad Abramo ed ai Patriarchi.
L’inno incomincia dalla gloria di Maria, per conchiudere coll’Incarnazione del Divin Verbo dalla progenie patriarcale. L’occhio profetico di Nostra Donna osserva, come in un quadro, il passato, il presente e l’avvenire della stirpe di Abramo.
Dopo il primo  periodo che seguì la promessa del Liberatore fatta ai protoparenti nell’Eden; dopo la sua conferma giurata ad Abramo, la Vergine ora annunzia che la redenzione sorpasserà le frontiere di Palestina, per estendersi a tutto l’orbe.
Entriamo quindi nel clima ecumenico del Testamento Nuovo.
E’ così che tutte le generazioni la proclameranno beata; perché colui che solo è grande, accanto al nuovo Adamo ha rinnovato e migliorato in lei la funzione di Eva, la Madre di viventi.
Da Gesù a Maria, quest’ondata di misericordia discenderà a lavare le colpe di tutte quante le generazioni; perché tutti, come spiegherà poi san Paolo, hanno peccato, ed hanno perciò bisogno che Dio esalti a loro riguardo la sua pietà. Il Sangue del Divino Agnello ci monderà da ogni peccato.

 

 

Dal capitolo X – IL CANTICO DI MARIA del libro L’EVANGELO DI NOSTRA DONNA del cardinale Ildefonso Schuster, edito da Ricordi Officine Grafiche S.p.A., 1954

 

 

Madre di Dio Orante
scultura di marmo, 77 x 105 cm
Bisanzio, XII secolo
Conservata al Museo Regionale di Messina

 

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