29 maggio – Donna, ecco tuo figlio!

 

Dopo che il condannato fu spogliato delle sue vesti, venne fatto distendere al suolo, per quindi inchiodargli le braccia al patibulum. Compiuta questa prima operazione, l’asta trasversale venne sollevata e inchiodata sullo stipes, ossia sul palo già preparato, in modo tuttavia che il cruciarius stesse a cavalcioni sul sedile, perché il peso del corpo non squarciasse le mani ed egli non cadesse giù. Da ultimo furono inchiodati i piedi.

L’eclissi che avvolse di oscurità tutta la regione dall’ora sesta sino a nona, facilitò ai congiunti di Gesù l’accesso sino ai piedi del patibolo; tanto che il morente potè rivolgere i suoi estremi accenti all’addolorata Madre e al Discepolo prediletto:
«Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé».
Giovanni 19, 25-27

 

Durante quel cruento sacrificio pasquale della Nuova Legge, mentre dall’alto del cielo gli Angeli osannavano, il Pontefice sommo recitava Salmi e particolarmente il 21 (22), che egli intonò a gran voce:
«Elì, Elì, lamà sabactàni?».

I circostanti, non comprendendo l’idioma aramaico, che era quello di Gesù, pensarono che invocasse Elia; tanto che alcuni dicevano: lascia che venga Elia a liberarlo!
Il morente invece elevava al Padre il suo sacrificio.

 

Quali dovettero essere i sentimenti di Nostra Donna allo svolgersi del mistero annunziatogli trentatré anni innanzi da Simeone, non c’è mente umana che lo possa intendere.

 

Dopo d’aver parlato al Padre, il Crocifisso rivolge poi la sua parola alla Madre, che scorge lì presso insieme alle pie donne e al prediletto discepolo. Le attraversa il cuore la spada dell’antico Veggente del tempio.
«Donna» disse Gesù a Maria, indicandole l’Apostolo, «Donna, ecco tuo figlio».
Rivolto quindi a Giovanni: «Ecco tua madre».

 

L’Evangelista di Patmos, in grazia di quest’adozione in extremis da parte del «Figlio di David», entrò a far parte della famiglia stessa di Gesù.
Gli antichi Padri della Chiesa ravvisarono in questa giuridica disposizione del morente un atto di squisita pietà verso la Vergine Madre, alla quale, in mancanza dello sposo e di prole, assicurava un sostegno onorato.
Giovanni nell’Apocalisse descrive il gran mistero della maternità universale della Madonna.
Mentre il drago spalanca le sue avide fauci per divorarle il Neonato, questi viene sollevato sino al trono paterno in cielo.
Allora Satana, sconfitto definitivamente dalle milizie dell’Arcangelo Michele e precipitato giù dal paradiso, si rivolge a muover furiosamente guerra al «resto della sua semenza», alla Chiesa di Cristo.
Se pertanto i Fedeli rappresentano dopo Gesù il resto della semenza di Maria, si dovrà allora conchiudere alla sua universale maternità.
Ed ecco spiegato il senso remoto delle parole del Morente Figlio: «Donna, ecco tuo figlio».

E’ poi da notare che la sposa di Zebedeo e madre dei due apostoli Giovanni e Giacomo era presente sulla scena.
Il discepolo prediletto non poteva fisicamente avere due madri. Tutti quindi compresero il significato spirituale di quella specie di istituzione sacramentale che a Eva sostituiva la Madre di Gesù.
Sette lustri innanzi, nella casetta di Nazareth, accettando la divina maternità, Maria aveva risposto a Gabriele: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

Ora, sulla roccia del cranio dove sorge la croce, Maria ripete il suo atto di dedizione e dice: «Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, … per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Se Eva fu la più antica madre dell’umano genere, perché non dovrà parimenti esserlo il suo antitipo, Maria?

 

Forse un motivo per questa disposizione testamentaria del Signore è che «Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui» (Giovanni 7, 3-5).
Questo scrisse l’Evangelista a proposito del Salvatore quando si rifiutò di salire a Gerusalemme coi parenti per la festa delle Tende.
Ora, come poteva Maria ridursi ad abitare e a vivere con gente di scarsa fede e che non poteva comprenderla?
C’era Maria di Cleope, ma l’ambiente era generalmente ostile; quindi Gesù nominò suo fratello adottivo Giovanni, trasferendo Maria presso una famiglia amica. L’eredità messianica viene trasferita dalla Sinagoga alla Chiesa.

 

 

Dal capitolo XXXV – AI PIEDI DELLA CROCE del libro L’EVANGELO DI NOSTRA DONNA del cardinale Ildefonso Schuster, edito da Ricordi Officine Grafiche S.p.A., 1954

 

 

Crocifissione
icona, XII secolo
Monastero di Santa Caterina del Sinai, Egitto

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