28 maggio – Qualsiasi cosa vi dica, fatela

 

Narra san Giovanni che in quei primi mesi della missione di Galilea il Maestro venne invitato a nozze a Cana, accompagnato dai suoi primi discepoli: «Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù» (Giovanni 2, 1).

La circostanza che tra le donne incaricate della preparazione della mensa c’era anche la Vergine Santissima ci assicura che, seguendo il rigido costume orientale, trattavasi di stretti congiunti, non molto facoltosi.
Infatti le provvigioni erano misurate e, quel che è peggio, a metà banchetto venne a mancare il meglio, ossia il vino.

Sposi e ospiti erano dunque lietamente a tavola quando la Madre di Dio, che dalla cucina sorvegliava il servizio, si avvide dell’insufficienza del vino, così, sebbene non pregata da alcuno “liberamente al dimandar precorre” (canto 33, Paradiso, Divina Commedia). Accostatasi al Figlio, gli dice sotto voce: «non hanno vino».

Indubbiamente Ella conosceva per esperienza la larghezza della Provvidenza divina nel distribuire i suoi doni. Sapeva che Gesù non le avrebbe detto di no. Il decoro degli sposi era altresì quello dell’intero parentado.

 

La prece della Madre è sobria insieme ed umile; proprio come quella che usava in casa e che ci descrive l’Apostolo: «Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti» (Lettera ai Filippesi 4, 6).

 

«Donna, che vuoi da me?» – risponde il Signore – «Non è ancora giunta la mia ora». A compiacere tuttavia Maria, Egli provvederà al vino, come desidera la pia Signora; ma il prodigio dovrà restare occulto, in modo che neppure il direttore della mensa si avvegga di nulla.
Con quest’intesa disse pertanto la Madonna ai camerieri: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Gesù comandò loro: «Riempite d’acqua le anfore» di pietra per la purificazione rituale dei commensali dopo il banchetto, Quelli eseguirono e san Giovanni, che era lì presente, c’informa che quei sei vecchi orci di pietra avevano una capacità ciascuna da ottanta a centoventi litri.

«Ora» – disse loro Gesù – «prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto».

Quando questo ebbe gustato il nuovo vino, non sapendosi render conto di quell’abbondanza d’un liquore così prelibato, fece osservare allo sposo: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

E’ alla fine che Dio riserva alle anime fedeli le sue speciali grazie.
Bisogna saper attendere!
Maria fu soddisfatta e gli Apostoli, quando vennero a conoscenza del prodigio, non solo rimasero vieppiù convinti della divinità del Maestro, ma ammirarono altresì la sua devozione alla Madre, in grazia della quale l’aveva compiuto.

 

 

Dal capitolo XXVII – LE NOZZE DI CANA del libro L’EVANGELO DI NOSTRA DONNA del cardinale Ildefonso Schuster, edito da Ricordi Officine Grafiche S.p.A., 1954

 

 

Nozze di Cana – particolare
miniatura del Codice 5, Manoscritto del XIII del Monastero di Iveron, Monte Athos

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