26 maggio – Continuava a vivere di Fede e a tacere

 

Durante il lungo trentennio della vita domestica del Salvatore in casa di Giuseppe a Nazaret, generalmente Maria taceva, raccogliendo in suo cuore, per trasmetterle poi agli Evangelisti, tutte le maraviglie delle quali Ella era quotidianamente testimone. Così ebbe origine l’«Evangelium infantiae» di san Matteo e di san Luca.

 

Quando i semplici Pastori nella notte di Natale e più tardi i Magi si affrettarono ad offrire al nato Messia le primizie della loro Fede, il Vangelo non ci trasmette alcuna parola in proposito: «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Matteo 2,11).
Probabilmente fu Maria che accolse di loro mani i doni e ringraziò per suo Bambino i devoti offerenti.

 

Quando Gesù venne presentato al tempio, Simeone disse a Maria: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Luca 2, 34-35).
Maria ascoltò il vecchio, comprese, ma non pronunziò verbo. Il suo martirio incruento cominciò sin da quel momento, ma tenne silenzio perché la vittima solitamente tace e non parla. Forse in cuore ella ripetè quel di Nazaret: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

 

L’ordine celeste di partire per l’Egitto fu comunicato in sogno a Giuseppe: Maria, senza replicare verbo, raccolse quelle poche masserizie che poteva portare seco per la terra di esilio e toltosi in collo il Fanciullo, partì. Il silenzio e la preghiera costituiscono l’atmosfera più propizia per l’umile obbedienza.
Parecchi Santi contemplativi hanno fatto argomento delle loro meditazioni questo divino silenzio del Verbo.

 

Maria continuava a vivere di Fede e a tacere. Elisabetta l’aveva proclamata beata perché aveva creduto all’Arcangelo. Dio continua a guidarla per la via sicura della Fede e dell’ubbidienza; cosicché Ella esegue fedelmente gli ordini ricevuti per mezzo di Giuseppe.

 

Dopo un silenzio di quasi dodici anni, san Luca raccoglie un’altra parola di Maria, che però, invece di farci luce, importa un impenetrabile mistero.

Maria reclamò i suoi materni diritti sul suo Giovanetto:
«Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”» (Luca 2, 48).
Questo e nulla più disse la silenziosa Vergine, mettendo forse in pratica le norme dell’Ecclesiaste: «Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferire parole davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; perciò siano poche le tue parole» (Qoelet 5, 1).
Le parole di Maria sono poche; ma, rivelando un affetto intenso, celano un profondo mistero.

 

 

 

Dai capitoli XVI – IL SILENZIO DI NOSTRA DONNA, XVII – LA SPADA DI SIMEONE, XVIII – LA SANTA FAMIGLIA NELLA TERRA DEI FARAONI, XIX – IL RITORNO IN PATRIA, XX – IN CASA DEL PADRE e XXI – I DIRITTI DELLA MADRE del libro L’EVANGELO DI NOSTRA DONNA del cardinale Ildefonso Schuster, edito da Ricordi Officine Grafiche S.p.A., 1954

 

 

Madre di Dio
Deesis, XIV secolo, Santa Sofia, Istanbul

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